giovedì 12 luglio 2007

Cavalieri del Re

I Cavalieri del Re sono il gruppo che più rappresenta uno spaccato generazionale ben preciso. Nessun bambino dell'epoca può reagire con indifferenza all'ascolto di Gigi la Trottola, Devilman, Ransie la Strega, l'Uomo Tigre, Lady Oscar o Yattaman, per citare solo qualche sigla. La sera del sabato 4 novembre, durante l'ultima Lucca Comics, si sono esibiti davanti ad una folla gremita ed appassionata, rimasta fino alla fine nonostante la temperatura terribilmente bassa. Abbiamo contattato Riccardo e Jonathan Zara, padre e figlio, per parlarci del concerto di Lucca ma anche per mettere a confronto due punti di vista cronologicamente diversi. E per farci raccontare un po' di curiosità...

(l'intervista è stata realizzata telefonicamente, così le risposte di Riccardo e Jonathan sono in “presa diretta”, senza grossi rimaneggiamenti)

Iniziamo parlando della vostra recente esibizione a Lucca Comics 2006, com'è andata e come vi siete preparati?


J: ci siamo preparati molto, due mesi di prove due volte a settimana, fisicamente era molto faticoso.
Abbiamo avuto molta fatica all'inizio anche per trovare le voci giuste, e ricordarci tutti i testi è stato difficilissimo, così prima li leggevamo e poi piano piano li allontanavamo e provavamo a fare tutto a memoria.
Le ultime prove sono state molto belle, c'era molta intesa, man mano ci scaldavamo, era molto bello anche sentirci fra di noi, più di una volta ci emozionavamo...mentre eri lì a cantare, noi quattro con la sola chitarra, e ti immaginavi la gente...e veramente mi andava via la voce, mi è successo più di una volta...cosa che per fortuna non è successa al concerto, durante lo spettacolo sono riuscito ad entrare nella parte del professionista, quindi riuscivo ad essere un po' distaccato, anche se l'emozione c'era sempre, perché comunque essendo lì sopra era veramente molto molto emozionante.
Sul palco poi sentivo poco, sei distratto da mille cose, lo scopo principale durante le prove è proprio quello di fare tutto bene il più possibile, perché poi sul palco ci sono mille motivi per dimenticarsi il testo, distrarsi, non sentire...e una volta che suoni con l'orchestra cambia tutto, noi provavamo solo con chitarra e pianoforte.
La band l'abbiamo conosciuta il giorno prima, e l'indomani abbiamo fatto tutto il giorno le prove, sapevamo già che avremmo suonato con loro, ce l'hanno proposta e andava benissimo; tre o quattro prima fa ci siamo messi in contatto con loro e abbiamo iniziato a sviluppare il concerto, noi preparavamo la scaletta, il gruppo la studiava, seguendo le strutture che modificavamo ogni volta, perché magari durante le prove decidevamo di fare saltare una strofa ....
Secondo me è andata molto bene...



Dobbiamo considerare questo concerto un evento straordinario o possiamo confidare in un tour in giro per l'Italia?

J: comunque, anche se andassimo avanti tutta la vita, andrebbe lo stesso considerato straordinario, perché è stato veramente molto bello, e comunque, secondo me, il primo importante...di quelli che abbiamo fatto direi che è il più importante.
Il difetto o pregio dei CDR è che sono molto minuziosi, molto precisi, vogliono fare le cose grande, a volte decidi di non fare una cosa non perché l'evento non sia importante, ma perché magari anche fra di noi si deve creare un qualche cosa di straordinario, e quindi anche se ci viene proposta un cosa grandissima magari viene bocciata perché troppo in grande e noi vogliamo fare le cose talmente bene che fra di noi ci diciamo "non ce la facciamo". (risate)



R: (ANTEPRIMA ASSOLUTA) suoneremo il 10 febbraio, alle 18, in piazza S. Marco, a Venezia, per l'apertura del carnevale, questo è molto bello, sono contento.
Lì hanno suonato due miei colleghi modesti, uno era Paul Mc Cartney, gli altri furono i Pink Floyd. (risate)
Sarei andato anche gratis, non so come verrà fuori perché ci sarà una baraonda, però l'idea di fare qualche foto sotto il campanile...
Abbiamo anche un altro concerto, a Prato, il sabato dopo, in poche parole apriamo il carnevale a Venezia e lo chiudiamo a Prato, il 17, al Siddarta.

Fra il pubblico, oltre l'appassionato nostalgico, c'erano un gran numero di ragazzi che non ha vissuto direttamente il periodo d'oro degli anni 80. il fatto che le vostre sigle abbiano subito un ricambio generazionale automatico non può che farvi piacere, siete rimasti comunque sorpresi o lo avevate percepito già in precedenza?

J: sapevamo che più o meno il pubblico doveva essere quello della mia età, e in realtà si è visto che c'era anche gente con molti anni in più e molti anni in meno. In meno devo dire che mi stupisce e mi incuriosisce, perché, mi chiedo, come fa un ragazzo di quindici anni a conoscere le nostre canzoni? Si vede che è davvero un appassionato, perché i media non le propongono, quindi è una cosa che va ricercata, e perciò è una forte soddisfazione.

R: pensavamo che gran parte della gente fosse lì per la fiera, so che abbiamo un seguito di ragazzi e ragazze di una certa generazione, che ci segue dappertutto, ma dappertutto intendo dire che facciamo così pochi concerti che quelle poche volte che ci muoviamo ci vengono a trovare...ormai l'Italia è diventata piccola.
Vedo che tante sigle sono rimaste nel cuore di molti ragazzi, forse qualcosa è rimasto...



Tu che, all'epoca dell'uscita delle sigle più celebrate, eri praticamente un bambino, che impressione ti ha fatto adesso vedere quella calca?

J: una bella impressione, io in realtà non mi sono mai veramente abituato a queste cose, perché le ho sempre vissute da piccolo, dopo c'è stato uno stacco completo fino ad arrivare al 2000, e lì, chiaramente, lo vidi con occhi diversi, riesci anche a capire meglio anche quello che hai fatto, quello che farai, e dai importanze diverse.
Da bambino non mi faceva nessun effetto, ero abbastanza distaccato da questa cosa, probabilmente era un bene, un po' forse per la mia timidezza, non so, però non me ne sono mai vantato, non l'ho mai raccontato in giro...

Facciamo un passo indietro. sappiamo tutti che vi siete formati ufficialmente con la realizzazione della Spada di King Arthur, che in precedenza c'era stato Woobinda, e che ovviamente il lavoro di compositore di sigle è nato quasi per caso. le canzoni che scrivevi ancora prima erano musicalmente simili?

R: io ho sempre scritto, mai ho pensato ai bambini, mai ho pensato alle sigle, mai ho pensato ai gruppi, ho sempre scritto ciò che avevo dentro e lo arrangiavo nel migliore dei modi, poi erano sempre i discografici a dire “questa la diamo a pinco pallino questa la diamo a quest'altro”.
Poi, con le sigle ci siamo creati una certa personalità nel cantare, ma perché eravamo noi gli interpreti.
Domenica scorsa c'erano i Dik Dik a Buona Domenica e hanno cantato diverse canzoni, fra le quali una delle mie, e quando l'ho sentita, una canzone uscita nel 1972, mi ha fatto un enorme piacere sentirla. Era Viaggio di un Poeta.
La canzone la scrissi una sera del 1969, ero a bordo di una nave, un nave che faceva rotta Trieste / Bombay, eravamo in pieno oceano indiano, ero con degli amici austriaci e svizzeri...eravamo nell'epoca hippie, c'era la voglia di viaggiare, di conoscere il mondo, di vedere cose diverse...per poi accorgerci che guardavamo proprio la luna, la luna che guardata a bordo di una nave, sdraiati con uno spinello in più, ondeggiava a destra e sinistra per via del movimento della nave, e riflettevamo che quella luna in quel momento la stavano vedendo tutti in quella parte dell'emisfero...e così mi venne di scrivere quella canzone.
Coi Dik Dik ho fatto 4 pezzi, Viaggio di un Poeta è stato primo in classifica e ha vinto il Festivalbar nel 1972.



Ma avevi inciso qualcosa di totalmente tuo? Ti eri magari proposto come cantautore?

R: ai produttori davo dei provini registrati in camera mia, a Monfalcone, con due registratori a 4 piste, e portavo i nastri qui a Milano.
Ho ancora una lacca inascoltabile di una di queste canzoni (dei provini di stampa), ne avevo fatte due, una per la Ricordi e una per me, ed erano tutti provini fatti in casa, e io cantavo solo per i provini, come Battisti all'inizio, poi anche per lui hanno insistito, “fai tu il cantante”, Battisti non voleva all'inizio e poi l'ha fatto.
Ad esempio, Battisti non lo considero un gran cantante, però cantava meglio lui le sue canzoni che non gli altri; un poeta che scrive delle poesie, se è bravo, le sa recitare meglio di Gassman, perché quando le recita escono dal cuore, mentre il grande attore rende bello anche il banale, perché ha una bella voce; un bravo attore può dire "signori e signori, c'è da spostare la macchina targata..." e viene giù l'applauso.
A parte tutti i provini che ho fatto, e che non sono in commercio, il primo pezzo dove sono cantante solista era Rin tin tin, ma era uno scherzo, io non ho mai voluto fare il cantante solista, non considero la mia voce bella e non mi piace come canto, poi la gente mi dice che si è affezionata e che è bella...
Rin tin tin era una specie di cover, siccome in televisione non c'era nessuna sigla, c'era quella originale con la trombetta, mi chiesero di fare un canzone inedita, anzi, ricordo che io mi ero rifiutato dicendo che non volevo fare cose per bambini, e il produttore mi disse "non lo vuoi fare perché non ne sei capace".
Così tre giorni dopo gli ho consegnato il lavoro finito.
Doveva andare su un circuito minore, lui l'ha portata alla Fonit Cetra, da Marino Marini, e lui la voleva inserire nella sigla della televisione ma ormai era troppo tardi, però ha messo in circolazione il disco.
Dopodiché me ne ha data un altro su un altro cane, Lassie, e sono state le mie prime due sigle cantate.
E poi, disse, “adesso ti dò una sigla di una serie veramente bella”, che poi era una gran porcata, Woobinda, un telefilm che non amavo per niente, però la sigla ebbe un successo enorme, questo me lo ricordo.



Come vivevi la tua attività di cantante? Era come un gioco o anche tu sottostavi ad un programma preciso in sala d'incisione?

J: io mi ci sono ritrovato dentro, diciamo "obbligato", cioè, non era un obbligo perché non ho mai detto “non voglio, non mi piace”, però mi dicevano “Jonathan, c'è da fare questo”. E poi chiaramente ai bambini va bene tutto, era bello e piacevole, ma non sono mai entrato nel personaggio “sono uno dei Cavalieri, che bello, io vado a cantare, vado a fare il disco”...

E a scuola? I compagni ti trattavano come una star o nascondevi la tua attività?

J: i miei compagni lo scoprivano per caso, "scusa ho visto un cartone, alla fine c'è Zara, è tuo padre, sei tu?".

Avete mai vissuto momenti imbarazzanti, nell'ambiente scolastico, da alunni o da genitori, del tipo "dai, facci questa canzone o quell'altra?"

R: no, non è mai capitato, anche perché Jonathan ha cantato poche canzoni, all'inizio cantavo sempre io, Clara e Guio; quando anche lui ha iniziato a cantare veniva qui in studio, gli piaceva da matti, però i primi dieci minuti, dopodiché si stufava “papà fammi uscire col pallone”, allora bisognava prenderlo nel momento giusto, e Jonathan a scuola non diceva niente, avendole viste nascere gli sembrava quasi normale, non diceva mai in giro che era lui che cantava.
Un giorno l'insegnante, parlando a scuola di Lady Oscar, chiese alla classe cosa fosse un fioretto e tutti quanti avevano pensato ad un fiore piccolo, e lui è stato l'unico a sapere che era una spada. (risate)

J: sicuramente mi ricordo una volta alle elementari, ero credo in quarta, avevo otto o nove anni, al doposcuola, la maestra mi ha fatto salire su una sedia, mi son girato verso i ragazzi e mi ha fatto cantare Lady Oscar! ...ma un imbarazzo, guarda, era veramente brutto, io ero timido, non mi potevi fare salire su una sedia e fare cantare Lady Oscar...

R: io questo non lo sapevo, ho saputo a Lucca, durante una intervista, un'altra cosa che non sapevo, che a Jonathan piaceva un cartone che non ricordo quale, e si metteva davanti la televisione aspettando che arrivasse la nuova puntata perché non aveva capito che quel cartone andava in onda a un certo orario su quel canale, lui pensava solo che si metteva lì e pensava "peccato che non vedo più quello che mi piaceva", non aveva idea degli orari!!! (risate)

J: poi le cose son cambiate crescendo, mio padre mi ha cresciuto come compositore, come autore, e dopo una certa età quando mio padre faceva dei lavori io tentavo in qualche modo di collaborare, e, soprattutto, negli ultimi pezzi dei CDR, c'è anche la mia mano, quindi questo veramente mi fa molto piacere...
Se hai presente le sigle de La Piccola Nell, una delle due, quella cantata da mia madre, l'ho composta io, parole e musica, gli arrangiamenti sono gran parte miei, poi li ho rivisti con mio padre, e poi l'abbiamo cantata insieme tutti e quattro.
A parte che mi lusingava, perché io in qualche modo i CDR li vedevo da esterno, cioè io faccio parte dei CDR però, in realtà, come dire, io sono un extra che sta avendo più importanza adesso, mi chiamavano il Jolly, però non ero realmente operativo, non davo le mie idee, cosa che invece faccio adesso, e durante il concerto mi sono emozionato quando mi rendevo conto che tutti quanti stavamo cantando una canzone che avevo composto io. Quella è stata veramente una bella emozione...
Magari c'è chi si accontenta di andare sul palcoscenico e cantare, però io, col rapporto che ho con la musica, ho bisogno di sapere di aver fatto parte alla realizzazione.



Di tuo padre un po' lo sappiamo, ma qual'era la tua canzone preferita all'epoca? E adesso?

J: dell'epoca devo dire sicuramente l'Uomo Tigre, una canzone che mi piaceva molto, ed ero anche molto legato al cartone animato, perché era quello che seguivo di più, dopo mi piaceva molto Mach 5, un bel rock, da ragazzo mi faceva effetto, e l'ultima, di cui ricordo anche quando mio padre arrivò a casa e mi ha chiesto se mi piaceva, è L'Isola dei Robinson, il ritornello mi piaceva molto, era divertente...
Crescendo, l'occhio del musicista le analizza, il testo, gli arrangiamenti...spezzetti tutto (risate), devo dire che ho imparato ad apprezzarle tutte, poi se mi dici di scegliere ti dico sicuramente il libro Cuore, per come è cantata, tutto quanto...

Come lavoravate insieme? Riccardo scriveva tutto e ti cantava le parti che dovevi eseguire?

R: più o meno era così. Mio padre faceva tutto, dopo era affiancato da mia zia Guio che faceva anche da fonico.
Mia madre invece cantava quasi tutto, sia da solista che da corista, però veniva solo per cantare. Io ancora peggio, nel senso che cantavo ancora meno, ogni tanto mi si chiamava per fare una parte da solista o per fare i finali...andavo, facevo il mio lavoro e via, avevo la mia vita...

Parliamo adesso dei cori. Nel settore non esistono paragoni, le vostre armonizzazioni sono musicalmente straordinarie, scrivevi una partitura o dato che lavoravate in famiglia ti spiegavi velocemente con uno strumento, col pianoforte, ad esempio?

R: era molto meno artistico e meno magico, nasceva in poco tempo; mi davano una canzone, per prima cosa mi chiedevo cosa volessi dire con quella canzone, poi mi mettevo al pianoforte e la seconda cosa che mi chiedevo era se doveva essere veloce o triste, mi lasciavo andare, canticchiavo e quando avevo trovato la frase musicale trainante facevo un resoconto di tutta la canzone, la tonalità, chi la doveva cantare, un uomo o una donna, se la canto io farò così qui, oppure se ci sono le ragazze faranno meglio questo, insomma, inventavo in pochi minuti tutto.
Armonizzare sembra difficile ma è facile, quando hai la melodia, le voci son quasi sempre due, sono molto aperte e si lavora per terze molto distanti, cioè lasciare un bell'intervallo fra la prima e la seconda voce, e allora ti dà il senso del pieno e poi si gioca molto con gusto.



Hai sempre parlato dei Beatles come influenza primaria per le armonizzazioni vocali, e avete anche realizzato un album di cover del gruppo inglese, cosa altro ti piaceva ascoltare? anche di completamente diverso...

R: Gli Abba, anche loro avevano delle idee alla Beatles. I Beatles tante volte cantavano a due voci, ma facevamo delle cose così carine, così belle, l'effetto era bellissimo ma non erano così complicate.

E adesso? Che musica ascoltate?

J: Io sono stato tirato su coi Beatles, dopo sono molto legato ai Bee Gees, a Stevie Wonder, moltissimo a Michael Jackson, e mi dispiace tutto quel che è successo, chissà se è vero, però quel che ha fatto con la musica è eccezionale; mi piacciono molto gli Abba, i Mamas and Papas, i Toto, che conosco molto bene...ho visto un sacco dal vivo...

R: Non ascolto nulla e un po' me ne vergogno. Ascolto soltanto cose vecchie, o ascolto musica sinfonica, non c'è niente che mi piace.
Ogni tanto ascolto la radio, in bicicletta.

Forse non è più possibile realizzare qualcosa di nuovo, almeno con mezzi tradizionali...

R: no, verrà sempre chi fa qualcosa di nuovo, la musica, ci si dimentica sempre, è una espressione dell'uomo, dell'anima, esiste in tutte le società e in tutte le culture.
Adesso si pensa solo che la musica debba dare emozione, ma non basta, una canzone schifosa mi dà una emozione brutta,
una canzone, invece, quando piace a tutti, ha una grande melodia che supera i confini e le culture di ogni paese.
Ci sono melodie scritte da Mozart che piacciono a tutti, e diciamo una cosa, Mozart, o Beethoven, scrivevano delle opere, delle sinfonie enormi, ma su due ore di musica ne butti via una, è come un album di oggi, dove c'è una canzone bella e dodici da buttare, e così facevano anche all'epoca. Però hanno scritto delle cose bellissime, e come mai sono arrivate fino a noi? Perché le cose belle rimangono, c'è poco da fare. Oggi quando uno scrive, scrive quasi solo per emozionare il suo vicino di banco o la platea del suo concerto...



Iniziamo con le domande difficili. esisteva una sorta di rivalità fra i gruppi che realizzavano sigle in quel periodo? Cavalieri del Re vs Rocking Horse, in stile Beatles vs Rolling Stones? Vi conoscevate, vi incontravate o, più semplicemente, vi ignoravate?

R: noi siamo di Milano, tutti gli altri gruppi, tranne Le Mele Verdi, di Mitzi Amoroso, con cui collaboravo già prima dei Cavalieri, erano a Roma. Non c'era nessuna rivalità perchè non li conoscevo, però sapevo che a Roma erano invidiosi di noi, perché i produttori usavano la frase "guardate che se questa canzone non la fate telefono a Milano", che significava poi telefonare a me. (risate)
Conoscevo solo Dougie, e siamo amici ancora adesso.



Quali sigle "non vostre" vi piacciono?

J: son tante, Judo Boy, Babil Junior, Sampei, Candy...i Rocking Horse in generale...Fantaman...Trider G7 mi piaceva il cartone ma la canzone non mi faceva impazzire. Daitan 3 mi piaceva molto.

Ho letto che la vostra grande diffusione, specie dopo Lady Oscar, si ritorse in qualche caso come un boomerang. addirittura hai detto che una volta la RAI vi disse che eravate inflazionati. Il fatto che da una buona quindicina di anni le sigle siano davvero divenute di predominio assoluto di una sola persona, Cristina D'avena (come figura, dato che in tanti anni molti compositori si sono avvicendati), come l'avete preso? Non vuole essere una domanda polemica, non credo sia stata una sua scelta trovarsi da sola...

R: Io la vedo dall'interno...prima c'è stato il boom delle sigle e ce le aveva in mano la Fonit Cetra, perché tutte le sigle erano RAI e la Fonit Cetra faceva il bello e il cattivo tempo. Chi faceva tutte le sigle erano Tempera e Albertelli, qualcuna che non avevano il tempo di gestire la davano a Marino Marini o ad altri, in questo caso qualcuna la facevo io, ma tutti gli altri a Roma erano tagliati fuori. Poi son nate le emittenti private, e si agganciarono alla più grossa casa discografica italiana, la RCA.
E qui la RCA è stata brava, non ha detto “le facciamo fare a Nico Fidenco, a Jimmy Fontana o a Gianni Morandi, che sono i nostri artisti, le facciamo fare ad altri artisti”, il motivo erano i soldi, perché farle fare a Gianni Morandi costava più che farle fare ad artisti sconosciuti, e allora le facevano fare a gruppi che nascevano, e si sono accorti che nascevano degli studi, molti erano in grado di produrre da soli, ed è in questo che son stati bravi alla RCA, si sono creati una rosa di artisti che alla fine li ha premiati, perché faceva tante sigle diverse, non erano ripetitive. Poi, finita l'era delle emittenti private, si è diviso il mondo in due, Fininvest e RAI, per fare una sigla in RAI non so come si entri o chi le faccia, e la stessa cosa succede in Fininvest, non decide neanche più la rete, ma decide chi compra il prodotto, quando comprano un cartone decidono già chi mettere in sigla.



E, soprattutto, come avete reagito alla sostituzione di certe sigle? Per Lady Oscar hanno ripristinato la vostra versione, ma si è persa ad esempio Flo la Piccola Robinson, che è fra l'altro, a mio avviso, una delle vostre punte più alte, insieme al libro Cuore ed allo Specchio Magico, ad esempio.

J: sicuramente ti dispiace, perché ti senti un po' "rubato", poi se vai a capire cosa è successo è anche ovvio che si vada a fare così, che la casa discografica si faccia i suoi pezzi, cantata dai suoi autori. Lo accetti ma ti dispiace.
Invece, di recente ho visto Nino, era con un amico, ho detto alla fine "guarda, aspetta un attimo, guarda"...ed è partita la sigla giapponese...ci son rimasto malissimo! Probabilmente costa meno per i diritti d'autore...

R: ci dispiaceva, però era giusto. Quando Lady Oscar era trasmessa da Italia 1 i diritti erano nostri perché Italia 1 aveva il contratto con la RCA. Quando è scaduto il contratto, e la Fininvest ha comprato Lady Oscar, era stupido che pagasse i soldi alla RCA, quando aveva una sua casa discografica, la Five Records, e poteva farsi le sigle da sola.
La vecchia sigla di Lady Oscar non credo sia tornata per motivi nostalgici, secondo me per mandare in onda adesso la sigla nuova dovevano ripagare i diritti alla Five Records, siccome i cartoni si acquistano in blocchi da sei mesi o un anno, scaduto quello tornava tutto daccapo, e rimandandolo per la centesima volta conveniva più comprare ormai il vecchio blocco che rifare i contratti con la Five Records.



Come ho già scritto in un altro articolo, le vostre melodie, orecchiabili ma sofisticate, realizzate con cura e passione, educavano i bambini alla buona musica e ad uscire dal solito clichè della strofa ritornello, grazie a diverse variazioni all'interno dello stesso brano, e a sovraincisioni vocali che ti trasportavano immediatamente su un livello più alto. non sono semplici canzoni per bambini, sono belle canzoni e basta. e io vi ringrazio. cosa pensate delle sigle moderne? magari qualcuna buona c'è, bisogna anche ammetterlo, ma la tendenza è davvero deprimente, molti effetti speciali che nascondono una misera sostanza...

(Riccardo ringrazia...)

J: hai perfettamente ragione. E probabilmente una volta, col fatto che c'era più competizione fra tutti quanti, ognuno voleva fare meglio e si impegnava di più, c'erano anche ispirazioni diverse, quindi venivano fuori cose più belle; risentendole adesso è chiaro che c'era un maggiore impegno, e il problema di adesso sono i soldi, tanto...si fa musica che alla fine ai bambini piace, va bene e chi se ne frega...



Vi lasciavano liberi per i testi o vi dicevano "ci deve essere una frase del genere"?

R: No no, facevano tutto per telefono “prendi nota, si chiama così...fa questo”, o mi mandavano delle sinopsi di dieci righe. Ricordo quando mi hanno mandato Calendar Man che era complicatissima, e lì c'era da impazzire. Ma non mi dicevano niente perché non ne sapevano niente nemmeno loro.

Qual'è stata la canzone più facile, quella più tormentata, quella realizzata in meno tempo e quella in più tempo?

J: quasi un incubo...non è stato un incubo ma è finita con me che piangevo (risate), però non è uscita, è Lupin.
Io facevo "forza Lupin" nei finali "bravo, dai che ci riesci"...insomma, l'ho fatta un paio di volte, poi non mi veniva più niente...“bravo Lupin, corri Lupin, salta Lupin, bravo, dai, ce la fai...”, dopo un po' ripetevo le stesse cose e mio padre s'è un po' scocciato, io ci sono rimasto male e mi sono messo a piangere. Allora mi ha coccolato e abbiamo fatto il gran finale!

R: sembra strano, di solito le più tormentate sono le più brutte...io ricordo Godam, non sapevo cosa dire né che cosa fare, difatti ho pensato “partiamo con una bella introduzione, così uno che la ascolta dice - ah che bello -"...infatti parte bene, però poi non succedono grandi cose.



A cosa state lavorando adesso? Sia in gruppo che singolarmente...

J: ora come ora a niente, le ultime sfornate sono state le due Piccole Nell, adesso stiamo lavorando in un nuovo modo, è più completo, prima di tutto in ogni canzone che facciamo cantiamo tutti e quattro, mentre nelle canzoni di una volta non sempre era così, spesso erano solo loro, io nei cori non c'ero mai, se c'ero si sentiva, o delle volte erano solo in due a cantare.

Come vivete questo post-Lucca? Siete tornati normalmente alle vostre attività? Se si può, parlateci un po' delle vostre vite private, cosa fate quotidianamente?

J: ognuno ha la propria vita, quando c'è l'occasione ci si organizza, ci si rivede se ne parla...io sono un grafico, lavoro con la grafica e coi montaggi video. Mia madre è psicanalista, Guio dipinge, mio padre è musicista a tempo pieno.

R: ...sono qui in studio di registrazione, sto lavorando adesso per un cliente, un cantautore mio caro amico, sto mettendo a posto un doppio album da un paio di mesi, lavorando sugli arrangiamenti...è molto bello.



Durante l'esibizione lucchese avete fatto un intenso e commovente tributo a Bruno Lauzi
, cantando La Bella Tartaruga. Avete qualcosa da raccontare al riguardo?


R: sono andato a trovarlo una settimana prima della scomparsa, ho lavorato con lui per otto anni, suonavo il basso nei suoi concerti, ed eravamo grandi amici. La sua scomparsa mi ha ferito. Mi era stato chiesto (del tributo) e inizialmente avevo detto di no, non volevo farlo perché sembrava troppo ruffiana come cosa, poi ci ho pensato, anche lui aveva scritto delle belle canzoni per bambini e il contesto era quello giusto.
Quando l'ho cantata ricordo che ero molto emozionato e alla fine sono stato molto contento di averlo fatto.

Jonathan, in questo concerto hai pienamente dimostrato di non essere soltanto il bambino che canticchiava le canzoni del padre, ma un vero musicista, partecipando attivamente e ritagliando una intera sezione della scaletta con te al piano. Hai studiato musica in questi anni, o ti è bastata la guida dei tuoi genitori?

J: la mia carriera musicale è questa: ho studiato col il grande maestro Mario Macchio, che tra l'altro ho rivisto oggi, dopo un sacco di tempo, ha 89 anni pensa...e ho studiato con lui pianoforte dai dieci ai tredici anni.
Dopodiché ho interrotto con la musica fino a quindici anni, quando mia madre mi comprò un bel pianoforte, e ho ripreso a suonare da autodidatta, ma con l'aspirazione alla composizione, con mio padre che mi stava a fianco; spesso andavo da lui, mi facevo dare consigli, lui mi dava delle massime su come arrangiare, su come comporre...sempre dando importanza a quello che io sentivo.
Ho quindi sempre composto cose mie, prima con piccole tastiere, facendo piccoli arrangiamenti, poi col computer, potendone fare altri più complessi...sono un piccolo Riccardo Zara. (risate)
Poi mi dicono “hai la voce uguale”...qualcuno un giorno mi ha detto "ma tu imiti tuo padre quando canti?"...ci sono rimasto malissimo, perché mi immaginavo gli altri che pensavano “guarda Jonathan che si muove e che tenta di fare come suo padre”...

C'è stato un momento, magari nell'adolescenza, in cui eri stufo di quelle canzoni?

J: Da piccolo non mi è mai successo, perché appunto non ero sempre presente, poi, come ti ho già detto, non facevo pubblicità in giro, quindi ogni tanto veniva fuori, mi faceva piacere, un po' mi imbarazzavo, però non era parte di me ventiquattro ore su ventiquattro, quindi non mi ha mai stancato.
Devo dire che dopo il concerto, fino a qualche giorno fa, continuavo a svegliarmi canticchiando canzoni...
“ma cosa sto canticchiando?” "Mach 5"...o poi vai in bagno e ti rendi conto che stai canticchiando Lady Oscar!!”

Avete scoperto solo a posteriori che alcuni di quei cartoni con le vostre sigle sono davvero dei classici dell'animazione mondiale? Lady Oscar, Devilman, Kimba, Yattaman e l'Uomo Tigre su tutti...

J: con Lady Oscar lo si sapeva all'epoca, si sapeva che avrebbe fatto successo, e probabilmente anche con l'Uomo Tigre...
Poi, a posteriori, ho scoperto che cartoni come Mach 5 e Kimba erano vecchissimi...

Avete mai pensato di raccogliere tutta la vostra produzione, anche le non-sigle, in un unico cofanetto? Magari con qualche bel video...

R: lo lo vorrei fare, ma la RCA ha tutte le nostre cose e io non posso stampare nulla. E' uscito invece l'anno scorso un album nuovo, prodotto fra amici.*



E il concerto di Lucca? E' stato registrato?

J: Non so quello che succederà, so sicuramente che hanno registrato l'audio, ci sono tutte le tracce, c'è anche il video, ma non so a che livello, però c'erano cinque telecamere.
Bisogna capire se qualcuno farà un lavoro di montaggio, darlo a qualcuno in televisione, magari uscirà in dvd...queste sono le parti finali legate ai soldi. Se mi chiedi se mi piacerebbe, si, certo. sarebbe bello...un dvd e poi che venga trasmesso su MTV in prima serata!



Ma una Lucca l'anno prossimo?
J: è troppo presto, fra un anno potrebbe succedere di tutto...però ci è stato chiesto, così, ufficiosamente, e credo che ufficiosamente si sia anche detto "sì, sarebbe bello”...


Sicuro di risentirci ancora, mi inchino ai Cavalieri da parte di un paio di generazioni, e non solo.
Sergio Algozzino


(ringraziamo il sito SigleTv per averci permesso di usare alcune delle belle foto che hanno scattato durante il Concerto di Lucca)

*: C'erano una volta...i Cavalieri del Re, ed è possibile acquistarlo sempre sul sito SigleTv.

Sigle:

2006
La Piccola Nell
Piccola Piccola Nell

2000
Caro fratello
Digimon spiriti virtuali

1999
C'erano una volta i Cavalieri del Re

1992
È Domenica
Stella a colori

1989
Mamma mamma

1986
I predatori del tempo
Gigi la trottola

1985
Devilman
Il fichissimo del baseball
Ransie la strega

1984
Lo specchio magico
Ugo il re del Judo
Godam
Il mio caro amico Nino
Coccinella

1983
Nella verde valle
La piccola fanciulla di Siena
Manichini metropolitani
Yattaman
Moby Dick 5
Le avventure di Gamba
La ballata di Fiorellino

1982
Din don il villaggio fantasia
Siamo tutti italiani
Sasuke
Kimba il Leone bianco
Chappy
L'uomo Tigre
Lady Oscar
Superauto Mach 5 Go! Go! Go!
Calendar Man
Il libro Cuore
L'isola dei Robinson
Nero cane di leva

1981
La spada di King Arthur

1 commento:

Anonimo ha detto...

Senza dubbio il più grande gruppo degli anni '80!
Non c'è sigla migliore di quella composta e cantata dai Cavalieri del Re!
Mitici!
Un giorno spero di poter cartare con il grande Riccardo Zara! ^_^