martedì 19 agosto 2008

Francesco Artibani

DANIELE VESSELLA per KINART: Iniziamo con una domanda di rito: per quei pochi che non ti conoscessero, dicci chi è Francesco Artibani.

FRANCESCO ARTIBANI: Sono uno sceneggiatore di fumetti e cartoni animati, sono nato a Roma dove vivo e lavoro e il prossimo 27 ottobre avrò quarant’anni. Quest’anno festeggio 20 anni di mestiere, 20 anni in cui ho scritto per tanti editori e per tanti personaggi, lavorando molto per Lupo Alberto e per la Disney ma anche per Soleil e Les Humanoides, tra gli altri. Con mia moglie Katja Centomo ho creato Monster Allergy e insieme abbiamo costruito la Red Whale, uno studio che crea e sviluppa progetti editoriali, produzioni in animazione e svolge attività di agenzia letteraria. Per i cartoni animati come scrittore ho lavorato alle due serie di “Lupo Alberto” e “Tommy & Oscar” passando per “Sopra i tetti di Venezia”, produzioni Ferrero e cortometraggi. Da qualche anno ho a che fare con fate e streghe: ho sviluppato e curato le prime tre annate di storie a fumetti delle Witch e come sceneggiatore e story editor ho firmato la prima, la terza e la quarta serie di Winx Club, collaborando come soggettista e story editor ai due lungometraggi. Tra le cose più recenti ho scritto “Il Boia Rosso” per i disegni di Ivo Milazzo, una miniserie in otto episodi dedicata agli X Men e sto finendo di realizzare i quattro numeri di una seconda miniserie dedicata al Dottor Strange. Nel complesso poteva andare peggio.




K: Dalle tavole del Lupo ho notato che non te la cavi male con la matita, perché hai lasciato il disegno per dedicarti completamente alla scrittura?

F: Non me la cavavo male, non dico di no, ma per fare del disegno un mestiere per tutta la vita bisognava riuscire a combinare qualcosa di meglio che non fosse semplicemente non cavarsela male. La scrittura è nata insieme al disegno e piano piano, quasi senza accorgermene, ho messo da parte matite e pennelli scegliendo qualcosa che mi costava meno fatica. Non sono un tipo pigro ma in questo caso ho fatto effettivamente la scelta più comoda. Oggi disegno meno di prima realizzando soltanto bozzetti e layout utili per visualizzare quello che scrivo.




K: Nel decidere la scansione delle vignette di una tavola da cosa ti fai guidare maggiormente? Dai dialoghi o dal contenuto visivo delle vignette? (domanda di Jeff Hawke)

F: Le valutazioni sono varie ma il ritmo della storia è ovviamente l’elemento fondamentale che influisce anche sulla distribuzione dei dialoghi. Prima di arrivare alla scansione delle vignette c’è stato un soggetto quindi una scaletta con una suddivisione di massima dei contenuti e infine la rifinitura delle vignette, con una distribuzione dettagliata e funzionale del racconto. Poi naturalmente dipende molto dal genere di storia; nel caso di una storia umoristica di Lupo Alberto il ritmo del racconto è dato dai tempi comici determinati dal tipo di comicità (una gag verbale richiede spazi diversi da una gag fisica). Nel caso di una storia realistica, avventurosa o drammatica, la regia sarà diversa.




K: Dove o come trovi l'idea? E' la storia che arriva a te oppure sei tu che la costruisci? Vai in giro a cercare l'oro con il metal detector oppure lo sintetizzi in laboratorio con strane alchimie? (domanda di Jack72)

F: Scrivendo per personaggi dalla lunga serialità ci sono una serie di elementi pregressi che aiutano a individuare una trama (caratteristiche del personaggio, genere di storie e tutti gli altri elementi dati su cui lavorare in un senso piuttosto che in un altro – i famosi “paletti” in cui ci si può muovere). Una riflessione sul personaggio aiuta sempre a trovare una strada interessante o, quando si è fortunati, inedita (ma a volte questa può essere pericolosa: se nessuno prima di te ha mai scritto quella storia per Topolino spesso c’é un perché e la risposta esatta è che non sei tu ad essere più furbo degli altri). A questa riflessione aggiungo poi la necessità di restare sempre con gli occhi aperti e le orecchie spalancate, cercando di cogliere spunti e tracce dappertutto. La curiosità è uno strumento di lavoro indispensabile, così come la voglia e la capacità di andarsi a cercare gli stimoli giusti. La famosa passeggiata che schiarisce le idee è un metodo infallibile; cambiare prospettiva e vedere quello che stai facendo con distacco aiuta a trovare le soluzioni.




K: Coi miei amici vorremmo girare il nostro ennesimo film, sul genere de Le Iene, con un budget ridotto.
Da quasi un anno cerchiamo un libro o un film poco conosciuto da cui possiamo trarre un bel film.
Tenendo anche conto che il NOSTRO budget sarà minimo, puoi consigliarci un libro o un film poco noto a cui possiamo ispirarci che abbia queste caratteristiche? (domanda di fodefode)

F: Un bel libro che non c’entra niente con le Iene ma che resta una storia potente è “Fighter” di Craig Davidson, pubblicato qualche tempo fa dalle edizioni BD. Di sangue forse ce n’è più che nelle Iene e considerando che i due protagonisti passano molto tempo a fare a pugni sul ring, dovreste risparmiare un bel po’ in costumi.

K: Qual'è il passaggio più difficile nella stesura di una sceneggiatura? (domanda di Bimbaflash)

F: Rileggerla con obiettività e saper rinunciare a quella battuta che ti piace tanto.

K: Cosa bisogna assolutamente conoscere per cimentarsi nel scrivere una storia? (domanda di Bimbaflash)

F: Gli strumenti essenziali restano ancora la grammatica, l’ortografia e la conoscenza del linguaggio fumettistico.

K: Puoi dirci qualche espediente per non incappare in piccoli errori che si rivelano poi determinanti? (domanda di Bimbaflash)

F: Prendere le misure per me è una delle cose più importanti; una scaletta solida, onesta e precisa ti rivela da subito le magagne nascoste evidenziando le eventuali debolezze del racconto e consegnandoti la lista della spesa di quello che ti occorrerà per sviluppare bene la tua storia.




K: Da dove si può partire? Esiste qualche casa editrice che accetta i lavori degli esordienti, in Italia?

F: Mi pare che oggi ci siano più possibilità per gli autori esordienti per farsi notare. Internet ha dato la possibilità di crearsi delle finestre accessibili a tutti; le occasioni di incontro con altri autori ed editori sono aumentate. Le realtà editoriali al di fuori dei confini nazionali sono alla portata di tutti e mostrare un book a un editor americano piuttosto che a un francese non è più un’impresa epocale. Le scuole di fumetto sono moltissime e la qualità dei corsi e degli insegnanti è mediamente alta e anche attraverso le scuole è possibile avvicinarsi all’ambiente professionistico. Le case editrici mi pare che siano generalmente disposte a valutare il lavoro degli scrittori; l’importante è trovare la casa editrice giusta evitando quelle che propongono di lavorare gratis o contratti medioevali. Pagare il lavoro è l’unica condizione; per un esordiente è meglio incassare qualche rifiuto in più piuttosto che andarsi a impantanare in situazioni poco chiare spinti soltanto dal desiderio di pubblicare.


K: Partendo dal presupposto che ho AMATO Monster Allergy, volevo sapere se era in cantiere una nuova serie di quest'ultimo. (domanda di *Francyfù*)

F: Per quello che riguarda il fumetto diciamo che stiamo tutti lavorando per riuscire a realizzare qualcosa di nuovo e di sorprendente e speriamo di riuscirci in tempi brevi .Per il cartone animato invece i giochi sono già fatti perché la seconda serie è ormai pronta e dovrebbe andare in onda per la fine dell’anno. Si tratta di altri 26 episodi realizzati dalla Rainbow, una grande coproduzione in cui Zick ritroverà nemici vecchi e nuovi come Moog Magister ed Hector Sinistro.





K: Dato che scrive sceneggiature di alcuni numeri di serie più lunghe e quasi sicuramente deve leggere qualche numero per rendersi conto del carattere dei personaggi, pensa di riuscire a rispettare in modo soddisfacente le loro psicologie? (domanda di Kira85)

F: Con personaggi come Lupo Alberto o quelli disneyani, con cui c’era un legame particolare, sicuramente certe cose riescono meglio, la sintonia è più immediata; questa sintonia però va definita e approfondita cercando di andare in profondità, superando la parte più apparente di ogni personaggio per tentare di farlo proprio. Più che leggere solo qualche numero direi che è fondamentale leggere tutto quello che c’è da leggere; é una questione di rispetto e di decenza nei confronti del personaggio e della casa editrice.

K: Come si studia la psicologia di un personaggio già esistente?


F:
Lo studio del personaggio attraverso la lettura delle sue storie è fondamentale ma è altrettanto importante conoscere il personaggio nella sua attuale incarnazione per evitare di proporre una versione datata del carattere. Acquisiti i suoi tratti principali allora ci si può calare nel suo mondo per cercare di vedere le cose con il suo punto di vista. Interrogarsi sul senso e le motivazioni delle sue azioni, anche le più semplici, è un esercizio utile.

K: Chi la contatta per farle scrivere le sceneggiature, quanto indirizza la sua creatività per il target, per il filone della serie... e quanto invece le lascia spazio per libera inventiva? (domanda di CxEvolution)

F: Dipende dal genere di commissione. Se scrivi una storia per un personaggio già esistente, di quel personaggio devi sapere tutto, trovando le risposte agli interrogativi che ponevi. Quando ad esempio la Ferrero mi contatta per sviluppare i personaggi di una nuova promozione già so quali sono tutti i riferimenti, il linguaggio e gli ambiti di manovra in cui potrò muovermi. I paletti di cui scrivevo prima non li avverto come dei limiti ma come dei binari utili in cui esercitare la libera inventiva che tu citi. A volte si tratta di un esercizio da contorsionisti ma sono sempre prove utili e stimolanti.




K: La sceneggiatura è influenzata dal tratto del disegnatore? (domanda di filodichina)

F: Sicuramente se già sai a chi sarà affidata la tua storia tutto diventa più facile. Conosci l’autore con tutti i suoi pregi e gli eventuali limiti e quindi puoi calibrarti meglio sulle sue capacità. Più che il tratto è lo stile, il modo di raccontare del disegnatore che influenza maggiormente.




K: Come cambia la sceneggiatura in funzione al genere a cui si deve riferire? (domanda di inuyasha80)

F: Diciamo che le sole cose che non cambiano sono il linguaggio tecnico e le lettere dell’alfabeto.

K: Come sceglie le inquadrature? (domanda di inuyasha80)

F: La loro funzionalità è l’unico criterio e il taglio delle inquadrature è dato ancora prima dalla struttura del racconto e della pagina. Il tutto, oltre che da una questione di taglio e distribuzione della storia è influenzato anche dal formato dell’albo o del volume. Se scrivi una storia per un tascabile come Topolino o per Lupo Alberto, con il suo formato rettangolare, non puoi tenere conto di quello che sarà il risultato finale, l’albo stampato. Le due vignette per pagina di Diabolik o Alan Ford determinano molto di più di quanto non appaia a prima vista.




K: Riguardo l'Accademia Disney, secondo te cosa è determinante nel portfolio di un fumettista che vuole accedere ai loro corsi? Esperienze professionali precedenti sono indispensabili? (domanda di ermy_stella)

F: Onestamente non ne ho idea. L’Accademia Disney è un mistero su cui ho smesso di farmi domande. Saper già disegnare sicuramente aiuta mentre non sono indispensabili precedenti esperienze lavorative. Non è il momento ideale per decidere di diventare autori Disney ma se è questo davvero il tuo obiettivo ti faccio i miei più sinceri auguri.

K: Ringraziamo Francesco per la sua disponibilità e gentilezza.




Katja Centomo, Francesco Artibani, Alessandro Barbucci, Barbara Canepa resi "mostri" da Barbucci



Ringraziamo anche per le immagini di Monster Allergy che sono © Centomo/Artibani/Barbucci/Canepa

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come sempre interessante iniziativa, sono davvero contento di leggere le risposte alle mie e alle domande di altri utenti da parte di uno sceneggiatore professionista così bravo. Ringrazio ancora Kinart per quanto riesce a fare e Artibani per la sua disponibilità ^-^